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La Saggezza delle Mani


Avete notato che ogni lezione di yoga si apre e si chiude assumendo Anjali Mudra (Posizione del Saluto o Posizione di Preghiera)? Si tratta di un piccolo rituale che simboleggia l’incontro dell’Io con il Sé, dove la mente e il cuore sono strettamente connessi, e ci ricorda come la pratica sia una forma di preghiera. Questo insieme a tanti altri gesti che appartengono alla disciplina indiana costituiscono le mudra (sigilli), o yoga delle mani. Esistono diversi tipi di mudra e ognuna di esse ha uno specifico significato: compassione, coraggio, saggezza. La loro pratica, unita a quella degli asana, risveglia tali virtù in ognuno di noi perché sono un metodo di coltivazione di uno specifico stato della mente (citta-bhavana).


ORIGINI NASCOSTE

Le mudra si trovano nell’arte e nei rituali di molte tradizioni sacre, tra cui l’Induismo e il Buddhismo. Le loro origini sono quasi sconosciute, ma si crede che ogni gesto sia la naturale espressione di un preciso stato interiore. Le più note rimandano alle qualità di un bodhisattva: un “guerriero yoga” che combatte impavido per porre fine alle sofferenze di tutti gli esseri. Si può pensare alle mudra come al linguaggio dei segni che nasce da una mente aperta e un cuore consapevole e accresce di devozione la pratica. Se le si esegue durante gli asana, la meditazione, il pranayama, o i kirtan (canti) si placa il rumore incessante dei propri pensieri.

COMUNICAZIONE NON VERBALE

Le mudra richiamano alla mente due principi fondamentali della filosofia yogica. Il primo è che ognuno di noi è già ciò che sta cercando, o almeno ha in sé un seme della virtù che vuole coltivare. Ma questo sfugge alla coscienza individuale perché è molto più facile vedere coraggio e saggezza nelle storie e nelle immagini di divinità indù o del Buddha che osservare come tali qualità risiedano anche dentro di noi. Il secondo è che la pratica delle mudra può aiutare a trovare la giusta via per tradurre le buone intenzioni in azioni concrete. Solitamente ciò che facciamo ha una valenza comunicativa maggiore rispetto alle nostre parole. Questi gesti sacri sono un chiaro esempio di come le azioni rivelino le motivazioni più profonde: rappresentano, cioé, il ponte tra l’esperienza spirituale interiore e le interazioni esterne con il mondo.

AMPLIFICATORI DI BENESSERE

Si possono includere nella propria pratica differenti tipi di mudra e accrescere così il valore di ogni asana. La Mudra del Loto, per esempio, suggerisce e infonde l’apertura del cuore. Per aiutare a focalizzare la mente e incanalare l’energia durante un pranayama o kirtan, si può scegliere, invece, Dharmachakra Mudra che rif lette uno stato di devozione. Abhaya Mudra con Virabhadrasana (Posizione del Guerriero), infine, attinge al proprio coraggio e alla compassione. Sono tutti gesti, suggeriti in queste pagine, che, se sperimentati, trasferiscono compassione, forza e saggezza interiore all’intera pratica.


Lotus mudra Nel Buddhismo il Fiore di Loto rappresenta l’apertura del cuore. Il fiore nasce sulla superficie dell’acqua, ma le sue radici sono immerse nel fango. Questo contrasto lo rende un simbolo di luce e bellezza che emerge dall’oscurità. Praticando la Mudra del Loto in Vrksasana (Posizione dell’Albero), con le mani tenute al centro del cuore, ci si sente legati alle proprie radici. E ci si ricorda che la più grande fonte di stabilità nella vita è un cuore consapevole. Sedersi in Padmasana (Posizione del Loto) con le mani in questa mudra (foto in alto) significa eseguire una meditazione metta (amabile, di bontà), assistere, cioé, al risveglio del proprio cuore. Unisci le mani e fai in modo che la parte finale dei palmi, la punta del pollice e la punta del mignolo si tocchino. Tieni le dita separate e lascia che fioriscano come petali di un fiore.



Vajrapradama mudra Vajra significa “fulmine”, che, nello yoga, identifica l’espressione di una potente energia. Nel Buddhismo, il fulmine rappresenta l’ultima arma contro il dubbio. La Mudra Vajrapradama simboleggia la fiducia inattaccabile, e, praticandola, si diventa coscienti sia del potere personale sia della fede in qualcosa di più grande. Eseguire questa mudra in Vajrasana (Posizione del Fulmine, foto in alto) aiuta ad abbandonare i dubbi, la sfiducia negli altri o la mancanza di speranza di fronte agli ostacoli. Appoggia le mani al centro del cuore, con le dita incrociate e i pollici larghi. Senti il sottile movimento del respiro sotto i palmi.


Uttarabodhi mudra Uttara significa “realizzazione”, e bodhi significa “illuminazione”. Questa mudra simboleggia l’esperienza di non separatezza, descritta negli “Yoga Sutra” come samadhi. Si può usare questa mudra per ricordare a se stessi che la forza viene dall’interdipendenza, non dall’indipendenza. La si può eseguire in posizioni come Virabhadrasana I (Posizione del Guerriero I, foto in alto e Virabhadrasana III (Posizione del Guerriero III ). In una meditazione da seduti, invece, se si mantiene questa mudra a livello del cuore e la si porta successivamente alla fronte, significa creare una connessione con gli altri. Unisci indici e pollici di entrambe le mani e incrocia le altre dita. Lascia i palmi leggermente separati.


Abhaya mudra Abhaya significa “senza paura”. Questa mudra (che si può fare sia con la mano sinistra sia con la destra) è un gesto di protezione e coraggio. Ricorda che un guerriero yogico porta amicizia, non guerra. In Virabhadrasana II (Posizione del Guerriero II, foto in alto) praticare questa mudra significa far cadere la spada. Nella meditazione, invece, portare le mani in Abhaya Mudra mentre ci si siede in Virasana (Posizione dell’Eroe) chiarisce nella mente per chi e per cosa si vuole combattere nella vita, senza paura, e attraverso azioni compassionevoli. Solleva il braccio e alza la mano sul lato della gamba piegata, alla stessa altezza delle spalle. Mantieni il gomito morbido e il palmo rivolto in avanti. Appoggia l’altra mano dietro la coscia corrispondente.


Dharmachakra mudra Dharmachakra viene tradotto con “ruota/veicolo del dharma” e rappresenta la sincerità del cuore. La sua mudra collega ciascuno ai desideri più profondi in modo da creare, insegnare, guarire o aiutare. Per sperimentare il valore di questo gesto è possibile sedersi in Baddha Konasana (Posizione Legata ad Angolo, foto in alto) o in altra posizione, e pensare a una dimensione della propria vita verso la quale si vuole indirizzare la propria energia, domandandosi “Qual è il prossimo passo?”, “Come posso cominciare?”. Porta le mani all’altezza del cuore: la punta del pollice di ciascuna mano tocca la punta dell’indice. Ora rivolgi il palmo destro verso l’esterno e quello sinistro verso l’interno, verso il petto. La punta del dito medio sinistro deve toccare leggermente l’estremità del pollice destro.




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